Rebecca Moccia è nata a Napoli nel 1992. Vive e lavora a Milano.
Nella sua pratica transdisciplinare esplora la materialità degli stati percettivi ed emotivi che possono scaturire da determinate caratteristiche dello spazio fisico e sociale. Dice del suo lavoro: “Potrei descrivere i miei lavori come delle atmosfere mediali, sentimenti spazializzati che creano condizioni attorno ai corpi, ma allo stesso tempo li attraversano e li interpellano. Non frame che perimetrano e isolano porzioni di spazio e attenzione, ma situazioni che si collocano in un preciso contesto socio-culturale e psico-fisico, che non trascende aspetti come la temperatura, la stagionalità, il vissuto” (Moccia 2020).
Tra il 2013 e il 2018, con la serie Un linguaggio inaudito, lavora sulle dinamiche di genere presenti nella lingua italiana, indagandone relazioni segniche e semantiche.
Con “Coraggio” nel 2017 esprime un “manifesto generazionale” (Sergio Risaliti, 2020). Un’opera context-specific, una scritta composta semplicemente da smalto bianco e pioggia, tracciata sul tetto di Milano. Un manifesto, appunto, e una dichiarazione di intenti e di sentimenti” la cui sostanziale invisibilità (l’opera non è visibile dalla strada ma solo dall’alto, dai palazzi o dai satelliti) rivela la vulnerabilità che coesiste insieme al coraggio in ogni atto di rivendicazione.
Da qui tutto bene è il progetto site-specific per il loggiato del Museo del Novecento di Firenze. Tra Settembre 2019 e gennaio 2020 nel complesso monumentale delle Ex Leopoldine, originariamente destinato alla lettura, alla meditazione e al confronto silenzioso, l’artista riflette con sulle contraddizioni del nostro tempo, tra la promiscuità del reale e la sua rappresentazione. “Le “ombre in negativo” proiettate sui muri attraverso carta blue back ricalcano la luce dell’alba nel giorno di apertura della mostra, tracciata e calcolata per mezzo di un software di illuminotecnica. Queste ombre diventano carta da manifesto incollata al rovescio, mostrando il retro, il negativo, il lato inservibile. Non dunque un’immagine stampata o riprodotta su di un poster, bensì nessuna immagine”. (Roberto Lacarbonara, 2020)
È questa ricerca critica relativa al regime neoliberale della visibilità e della positività che ritroviamo in tutta la sua pratica interessata a condizioni di opacità e indisponibilità: all’ambiguità, alla sottrazione, al negativo.
Tra il 2020 e il 2022 è stata artist fellow presso Castro projects (Roma), artista in residenza presso Casa degli Artisti (Milano), Outset Climavore Residency (Londra), e vincitrice di “Cantica21. Italian Contemporary Art Everywhere” – promosso dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale e dal Ministero della Cultura – per una nuova produzione e acquisizione destinata alla collezione del MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna dal titolo Rest your eyes. L’installazione, concepita durante il primo confinamento pandemico, è un ambiente costituito di suoni e immagini di cronaca tele-giornalistica, sfocate attraverso un filtro che le rende al contempo perturbanti e familiari, così come le voci lontane e distorte che provengono dagli altoparlanti. “È significativo che il lavoro sia stato concepito durante i vari lockdown imposti dalla pandemia di Covid-19, che ci ha forzato a ripensare radicalmente il rapporto tra la dimensione pubblica e quella privata delle nostre vite. Laddove provavamo a schermarci dai rischi del contatto fisico, ci siamo riscoperti esposti all’evidenza del fatto che le nostre esistenze sono inevitabilmente e globalmente interconnesse. Negli schermi domestici, del computer e della televisione, abbiamo esperito un’infodemia che affatica lo sguardo e inquina il pensiero, ma anche una nuova dimensione di public intimacy”. (Annalisa Pellino 2021)
Nel 2022 ha vinto il grant di ricerca internazionale promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito del programma Italian Council, con il progetto Ministero della Solitudine realizzato in collaborazione con Outset England, Jupiter Woods, Magazzino Italian Art, Ambasciata Italiana a Tokyo, ICA Milano e che ha previsto residenze a Londra, New York e Tokyo. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive presso: Jupiter Woods, Londra; Istituto Italiano di Cultura, Bruxelles; Museo Novecento, Firenze; Toast Project Space, Manifattura Tabacchi, Firenze; The Open Box, Milano; Palazzo delle Poste, Verona; MACRO Testaccio, Roma; Palazzo Palmieri, Monopoli; Forte di Fortezza, Bressanone; Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, Genova; Réféctoire des Nonnes, ENSBA, Lione; Via Farini, Milano.
Rebecca Moccia è tra i membri fondatori di AWI – Art Workers Italia.