Gianfranco Zappettini nasce a Genova nel 1939.
Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Nel ’62 e ’63 è assistente dell’architetto tedesco Konrad Wachsmann a Genova, grazie al quale acquisisce attitudini fondamentali per la sua futura ricerca artistica, quali la precisione formale ed espressiva, l’importanza della tradizione e la sperimentazione.
Nel 1962 ha la sua prima personale alla Società per le Belle Arti di Genova, tre anni dopo espone alla Galleria La Polena per poi, nel 1968, approdare alla Galleria del Cavallino di Venezia. Le sue prime opere dalla metà degli anni ’60, come le Strutture e le Tavole, sono tentativi di dare un nuovo ordine alla superficie.
In quel periodo Zappettini frequenta la vicina Albissola incontrando Lucio Fontana, Mauro Reggiani, Piero Manzoni, Giuseppe Capogrossi, Wifredo Lam e, a Roma, Francesco Lo Savio. Compie anche un viaggio per lui fondamentale insieme al pittore tedesco Winfred Gaul durante il quale visita gli studi di Max Bill, Sonia Delaunay, Alberto Magnelli e si confronta con le ricerche di colleghi tedeschi, belgi, olandesi e francesi.
Da quest’atmosfera culturale e di affinità elettive nasce la “Pittura Analitica” così definita per la prima volta nel 1974 dal critico tedesco Klaus Honnef. Dunque l’analisi del fare pittura, degli elementi che la compongono e la creano; un modo di “tornare al mestiere” ma concettuale, cioè applicando alla pittura quella stessa analiticità utilizzata dagli artisti concettuali. In questo modo il dipingere diventa esso stesso l’oggetto di analisi dell’artista tramite l’indagine della pratica pittorica e i suoi meccanismi interni, con le relazioni tra gli elementi fondanti di superficie, supporto, colore e segno.
Negli anni ’70 sviluppa una serie di lavori che rimangono icone imprescindibili per lo studio della “Pittura Analitica” quali: Superfici acriliche, Superfici analitiche, Tele sovrapposte. In questo decennio gli vengono dedicate personali alla storica Galleria La Bertesca di Genova, al Westfälischer Kunstverein di Münster ed espone in mostre fondamentali per la definizione di quel nuovo approccio sul dipingere. Nel 1977 è invitato a documenta 6 a Kassel.
Seppur la “Pittura Analitica” si concluda in quel decennio, la pratica artistica di Zappettini si contraddistinguerà per una considerevole ampiezza verso nuove indagini nelle quali l’interesse verso lo Zen, il Taoismo e il Sufismo saranno parte dell’esperienza dell’opera, dunque della sua concezione e realizzazione. All’interno di questo suo continuo sviluppo rimangono costanti, in filigrana, elementi che riportano alla sua pratica degli anni ’60 e ‘70 quali: una metodologia precisa, il servirsi di un “alfabeto” essenziale che coinvolge “linea-punto e superficie” e un nuovo interesse verso la valorizzazione del simbolico, sia dal punto di vista formale sia di quello legato al significato del colore.
Dopo un periodo di viaggi e riflessioni negli anni ‘80, nel decennio successivo nascono i gruppi di opere Al fine che traspare e Sullo sfogliar del fato dove un petalo di materia pittorica diventa simbolo del viaggio solitario dell’anima nella sua evoluzione, viaggio che si completa e sublima nelle opere più recenti (2018-2019) di Il petalo d’oro.
Gli anni 2000 rappresentano un altro periodo di grande fervore creativo. Nascono la Trama e l’ordito, in cui Zappettini si serve del Wallnet, materiale da edilizia, che negli sviluppi successivi lo conducono alle Trame. Fondamentali sono anche Il codice degli dei, La Luce Prima – in cui il colore dialoga con la lampada di Wood – e i recenti Con-Centro dove il motivo circolare diventa simbolo cosmico atto alla ricerca di un centro in noi stessi; un “viaggio” nella conoscenza del sé aiutato dall’utilizzo dell’oro, simbolo di Dio, dell’assoluto, del Sole e utilizzato per questo motivo fin dagli antichi maestri quali, cita Zappettini, Beato Angelico, Ambrogio Lorenzetti, Simone Martini.
“Dipingere […] è un’esperienza spirituale, così come è sempre accaduto per gli antichi autori di icone o per gli artisti tradizionali in Oriente. È un viaggio “iniziatico” che riconduce al Centro, che fa dell’artista colui che officia un rito e dell’arte uno strumento sacro e di conoscenza.” G. Zappettini
Delle numerose mostre personali e collettive riportiamo qui alcune delle Istituzioni che in quasi sessant’anni di attività hanno ospitato le sue opere: Westfälischer Kunstverein di Münster; Whitechapel Gallery, Londra; Stedelijk Museum, Schiedam; Hedendaagse Kunst, Utrecht; Rheinisches Landesmuseum, Bonn; Galleria Civica, Modena; Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Parigi; Palazzo dei Diamanti, Ferrara; Museum van Bommel van Dam, Venlo (Paesi Bassi); Vaserely Museum, Pécs; Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, Genova; CAMeC – Centro Arte Moderna e Contemporanea, La Spezia; Estorick Collection, Londra; Internationaal Cultureel Centrum, Anversa; Museo Fortuny, Venezia; Forum Kunst, Rottweil (Germania); Forte Belvedere, Firenze; Palazzo Strozzi, Firenze; Palazzo della Permanente, Milano; Palazzo Reale, Genova; Galleria d’Arte Moderna, Bologna;
Nel 1977 partecipa a documenta 6, Kassel e nel 2011 alla Biennale di Venezia.
Nel 2003 fonda a Chiavari la Fondazione Zappettini per l’arte contemporanea. A inizio 2022 è stato stampato il Catalogo Ragionato dell’artista a cura di Marco Meneguzzo.
Vive e lavora a Chiavari.