Roberto Crippa nasce a Monza il 7 maggio 1921. Le sue prime opere sono figurative e influenzate dal cubismo di Picasso. Si diploma nel 1947 all’Accademia di Brera sotto la guida di maestri del calibro di Aldo Carpi, Carlo Carrà e Achille Funi e già l’anno successivo partecipa alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano. Nel 1951 firma il terzo manifesto dello Spazialismo di Lucio Fontana. Le opere di questo periodo sono caratterizzate dal gesto segnico: ellissi e spirali che sprigionano energia. I suoi lavori confermano l’adesione al movimento spazialista. L’intento è quello di realizzare un’arte nuova, in linea con la rivoluzione tecnologica che si sviluppa alla fine degli anni ’40: l’industria elettronica si diffonde sempre più e attorno a essa si animano vivaci dibattiti sul fare artistico.
Si elude la concezione dell’arte statica, del puro godimento estetico e si introducono tematiche legate alla dimensione spazio temporale. I mezzi impiegati per realizzare l’opera sono fatti della stessa materia del dipinto (o della scultura) finito: particelle invisibili che si muovono (producendo energia) nello stesso spazio in cui l’opera si trova e di cui l’opera fa parte. Per questo strumenti pittorici e ambiente circostante non sono più mezzi e complementi dell’opera, diventano l’opera stessa.
Fin dagli inizi della sua carriera, grazie a un soggiorno newyorkese, ha la possibilità di farsi conoscere oltreoceano. Espone infatti con cadenza annuale alla galleria di Alexader Jolas, conosce il fondatore del Surrealismo Max Ernst e aderisce all’Action Painting. Dalla metà degli anni ’50 le sue Spirali si appesantiscono, si allungano, sfondano le barriere bidimensionali della tela e comunicano con ciò che vi sta attorno. Nascono così i suoi celebri Totem. In questi stessi anni riflette anche sulle proprietà dei materiali, realizzando opere polimateriche ispirate al simbolismo primitivo. Impiega dapprima metalli e leghe (ferro, bronzo, acciaio) e successivamente introduce sughero, amianto, carta velina e di giornale. I dipinti polimaterici vengono esposti, nel 1960, in una sorta di personale itinerante che arriva fino all’Australia, al Giappone e agli Stati Uniti.
L’energia vitale che si sprigiona dalle opere di Crippa è influenzata dalla sua grande passione per il volo acrobatico. Nei suoi dipinti sembra di cogliere le rotte vorticose tracciate dagli aerei. Tale passione però lo porterà alla morte. Già nel 1962 un terribile incidente lo costringe per un anno sulla sedia a rotelle; nel 1972, durante un volo di preparazione per i Campionati Mondiali, precipita nei pressi dell’aeroporto di Bresso perdendo la vita.