Gianni Colombo nasce a Milano nel 1937. Studia all’Accademia di Belle Arti di Brera, sperimentando materiali e linguaggi diversi, dalla ceramica alla grafica, dalla fotografia al cinema, e realizzando, per influenza della lezione di Lucio Fontana, opere polimateriche e rilievi monocromi in ovatta che, nel 1959, espone alla galleria Azimut di Milano, spazio espositivo alla cui realizzazione collabora con Piero Manzoni, Enrico Castellani, Giovanni Anceschi, Davide Boriani e Gabriele De Vecchi. Sempre in quell’anno, a Milano, Gianni Colombo fonda con Anceschi, Boriani e De Vecchi il Gruppo T (nel quale entrerà, dall’anno successivo, anche Grazia Varisco), le cui manifestazioni collettive e personali prenderanno il titolo di Miriorama (mille immagini), numerate progressivamente per sottolineare la continuità di un programma comune che orienterà per diversi anni il lavoro del gruppo, recuperando temi delle avanguardie storiche (in particolare di futuristi, dadaisti e costruttivisti), rielaborati in funzione delle sperimentazioni e delle ricerche artistiche più recenti: lo Spazialismo di Lucio Fontana e i suoi Ambienti, le Macchine inutili di Munari e Tinguely, le Linee e gli Achromes di Manzoni. Il fine del gruppo è quello di abolire ogni frontiera statica tra pittura, scultura e architettura.
Nel 1960, con Miriorama 4, si ha la prima mostra personale di Gianni Colombo alla Galleria Pater di Milano, mostra in cui espone l’artista le sue prime opere cinetiche: le Superfici in variazione ed i Rilievi intermutabili. La volontà di superare la concezione tradizionale di opera d’arte porta Gianni Colombo a sperimentare nuove strutture percettive attraverso giochi di luce, realizzando opere mediante plexiglass (Crono-cromo-strutture), proiezioni di luce su specchi posti in vibrazione (Sismostrutture), forme e movimenti virtuali apparenti, con strutture a movimento rapido (Strutturazione acentrica, Roto-optic), immagini postume prodotte da flashes ritmici attraverso schermi perforati rotanti (After-structures, After-points).
Nel 1962, i componenti del Gruppo T partecipano, a titolo individuale, all’organizzazione dell’esposizione Arte programmata, una mostra itinerante organizzata da Bruno Munari e presentata tra il 1962 e il 1965 nei Negozi Olivetti di Milano, Roma, Venezia, poi in gallerie e musei a Londra, in Giappone, in Germania e in varie città degli Stati Uniti.
Nel 1963 Gianni Colombo è invitato, con tutti gli artisti cinetico-programmati, alla IV Biennale di San Marino, Oltre l’informale. Nel 1964, a Parigi, al Musée des Arts Décoratifs del Louvre, in occasione dell’esposizione Nouvelle Tendance, realizza il suo primo ambiente abitabile, Strutturazione cinevisuale abitabile. L’anno dopo partecipa a Nul ’65, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, e avvia i contatti con gli artisti del Gruppo Zero di Düsseldorf. Nel 1967, presenta per la prima volta l’ambiente Spazio elastico: l’ambiente più noto tra quelli realizzati da Colombo, rappresentando l’esito più alto della fase cinevisuale: è un ambiente che palpita, coinvolgendo lo spettatore con tracciati immaginativi che vengono percepiti diversamente da persona a persona. Alla XXXVI Biennale di Venezia del 1968, l’ambiente Spazio elastico vince il Primo Premio per la pittura. Lo stesso lavoro è presentato a Documenta 4 a Kassel, insieme a Topoestesia-Tre zone contigue (1965).
Nei primi anni Ottanta inizia a lavorare a una serie di ambienti intitolati Architetture cacogoniometriche-archi che presenta nella personale ordinata allo Stedelijk Van Abbe Museum di Eindhoven (1981) e alla mostra Arte italiana 1960-1982 alla Hayward Gallery di Londra (1982).
Nel 1992, nel suggestivo spazio della Galerie Hoffmann a Friedberg, presenta il suo ultimo lavoro ambientale, Spazio diagoniometrico, realizzato con grandi coni di carta fotografica alti circa tre metri mossi da motori elettrici.
Il 3 febbraio Gianni Colombo muore improvvisamente all’ospedale di Melzo.