I cretti, i sacchi, le combustioni, Alberto Burri va alla conquista degli Stati Uniti con una grande retrospettiva, allestita dal 9 ottobre al Guggenheim Museum di New York per celebrare il centenario della nascita dell’artista umbro. Entrano così nel vivo le manifestazioni messe a punto per ricordare l’opera di Burri e sottolineare quanto la sua rivoluzione ancora oggi abbia un peso nella produzione artistica mondiale. Non a caso, la rassegna newyorkese intitolata ‘Alberto Burri: The Trauma of Painting’ vuol essere la più ampia e documentata mai realizzata negli Usa, con oltre cento capolavori selezionati per testimoniare la valenza innovativa del maestro, protagonista indiscusso della scena artistica del secondo dopoguerra. Rileggendo la tradizionale letteratura sugli scambi culturali tra Stati Uniti e Europa negli anni ’50 e ’60, la mostra curata da Emily Braun, mette in primo piano la geniale lezione di Burri, capace di assoluta originalità nel prendere le distanze dalle superfici pittoriche e dallo stile gestuale propri sia dell’Espressionismo astratto americano sia dell’Arte informale europea, proprio in virtù di un rivoluzionario uso della materia (pigmenti singolari, materiali umili, elementi prefabbricati).
Lungo le rampe del Guggenheim, “The Trauma of Painting” svelerà – fino al 10 gennaio 2016 – al pubblico americano il genio di Burri, cronologicamente e attraverso le sue diverse fasi, riproducendone il percorso attraverso vari supporti, superfici e colori. E se la selezione delle curatrici non dimentica l’interesse dell’artista per la storia della pittura, forte di un profondo legame con il rinascimento toscano e umbro, la mostra vuole altresì sottolineare il dialogo intrapreso con il minimalismo americano che ha plasmato le ultime opere di Burri.
Una sezione sarà infine dedicata all’imponente “Grande Cretto” (1985-89), lo straordinario memoriale (ultimato in occasione delle celebrazioni del centenario) dedicato alle vittime del terremoto che nel 1968 colpì la cittadina siciliana di Gibellina e che sorge appunto sulle sue rovine.
Per info: guggenheim.com